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Seminario del 24 Marzo 2018

Pisa, 19 febbraio 2018

Il 24 marzo 2018 alle ore 10, presso la Sede della Leopolda, il CRPG di Pisa  con la dott. Antonella Anichini ha il piacere e l’opportunità di rappresentare per i suoi Soci, per i Soci IIPG e per le persone che avranno il piacere di partecipare

La costruzione invisibile 

ovvero 

Costruire qualcosa che non sapremmo dire

 E’ questa la presentazione  di un percorso teatrale originale che si  è articolato  all’interno di un Servizio Sanitario pubblico, il Reparto di Neuropsichiatria infantile dell’Osp. Infantile Regina Margherita di Torino,  e che ha coinvolto gli operatori che si occupano della cura di bambini ed adolescenti con patologie neuropsichiatriche. Ed è per noi l’occasione per continuare a riflettere intorno ad altri possibili modelli di intervento di Formazione  di Gruppo per  gli operatori che lavorano nelle Istituzioni di cura.

L’originalità  di questo percorso è data dall’incontro tra un’ottica teatrale , veicolata e fortemente sostenuta da un regista della Cooperativa Mirafiori , Emilio Locurcio ,con la creazione di un  laboratorio teatrale , e il contesto  a cui è rivolto , formato da un’equipe multidisciplinare di un Reparto di Neuropsichiatria infantile ( neuropsichiatri infantili , medici, infermieri pediatrici, educatori, OSS ). La dott.ssa Antonella Anchini,  Socio  dell’IIPG, ha creduto, contribuito e supportato fortemente l’esperienza predisposta per il gruppo degli operatori. Ne è nata una sorta di narrazione collettiva, che a poco a poco  si riempie di contenuti fina a diventare la possibilità di un confronto permanente per un’intera piccola comunità che si occupa del dolore, della frustrazione, del riscatto: in fondo del senso.

 “All’inizio erano 16 persone, dopo un anno sono rimasti in 14, vale a dire, quasi tutti.

La caratteristica di queste persone è che lavorano insieme, nello stesso reparto, con ruoli differenti.  Si incrociano quasi tutti i giorni , hanno un contatto stretto , magari fatto di poche parole, in una realtà assai complessa.

Hanno cominciato l’attività teatrale senza sapere che alla fine magari avremmo messo in scena addirittura uno spettacolo. Se l’avessero saputo all’inizio, alcuni avrebbero rinunciato. Per pudore, per paura, per non aggiungere altro stress emotivo ad una condizione professionale che già ne elargisce tanto…

C’erano tante storie da raccontare. Ogni piccolo paziente passato da quel reparto era un mondo , di difficile interpretazione. Storie forti, storie pesanti, storie paradossali , ma “vere” storie. Che in genere gli operatori osservano, ma tengono dentro di sé. Parlarne apertamente davanti  a tutti è già un fatto clamoroso….

E c’era la relazione tra di loro. Tutti, indipendentemente dai ruoli, dalle differenze di stipendio, o quelle culturali, sociali, politiche.

Attraverso il teatro finalmente avevano la possibilità di guardarsi, osservarsi con calma ….

E scoprire che in fondo si piacevano. C’era un filo rosso che li legava tutti. Dentro quel reparto , erano un mondo a parte , con le proprie regole , con le proprie stanchezze, ma soprattutto un’etica in comune che il teatro avrebbe potuto trasformare in una forma di bellezza….

14 persone che fanno qualcosa insieme  e ci credono fino in fondo. Mettendosi in gioco, come probabilmente non hanno mai fatto in altre occasioni. Mai così in tanti. Mai così veri.

E così il pubblico, forse per la prima volta, comprende quanta potenzialità esiste in un reparto, quanta energia costruttiva, … e quanta invece ne viene sprecata.”

Le parole del regista, più che le nostre possono rappresentare quanto “ i rapporti tra le persone potrebbero esser meravigliose se avessero davvero un progetto in cui credere tutti insieme fino in fondo” (Tratto dalla relazione del regista Emilio Locurcio)

A tutti i partecipanti  in scena della “Costruzione invisibile”  il nostro grazie!

La Segreteria Scientifica del CRPG di Pisa                                                  

Maria Bruna Dorliguzzo

Il gruppo in adolescenza rappresenta non solo un’indispensabile esperienza al servizio della crescita, ma anche un prezioso strumento di aiuto per quegli adolescenti che hanno la tendenza a manifestare il loro disagio all’interno del branco con agiti comportamentali distruttivi

Daniele Biondo propone una prassi educativa e formativa orientata dalla dimensione inconscia delle relazioni affettive, che affonda le sue radici nella dimensione gruppale, considerata come specifica dimensione adolescente della mente.

Il setting psicodinamico multiplo è un setting caratterizzato da diversi aspetti ambientali: lo spazio educativo come luogo d’incontro, la necessità di un tempo lungo per sviluppare la relazione,  la teoria sul blocco del processo simbolico, il gruppo educativo come ambiente privilegiato per agganciare gli adolescenti irraggiungibili. Lo stesso setting è fondato sull’integrazione di diversi dispositivi: l’osservazione in gruppo, la promozione di esperienze transizionali, la promozione dell’esperienza del gruppo eterosessuale, il tutoraggio individualizzato, lo sportello di ascolto, il gruppo esperienziale, la supervisione psicodinamica.

Tratto da la 4° di copertina del libro: di D. Biondo, Fare gruppo con gli adolescenti, ed F. Angeli

Seminario del 26 Maggio

A cura di G. smorto

Introduzione al seminario

Nel Seminario Brasilia: una nuova esperienza (1987),  Bion,  utilizza l’immagine del generale che deve continuare a pensare  mentre cadono le bombe come metafora di quanto deve fare l’analista, un gruppo, in situazioni estreme, quelle in cui si spara contro la loro capacità di pensare e sembra che vengano sollecitate ansie così forti da far “perdere la ragione”. In genere situazioni di questo tipo spingono verso l’agire, si agisce o si risponde con l’agire posti di fronte all’agire di altri.

Ancora più difficile risulta continuare a pensare quando in una relazione tra persone o tra popoli si  passa al mettere in atto la guerra. Continuare a pensare per mantenere aperto un dialogo è in questi casi pressochè impossibile.  E dico pressochè pensando alle esperienze di fraternizzazione tra soldati di cui memorie e documentazioni storiche ed artistiche conservano le tracce. Il che ci richiama al fatto che “la ragione”, la capacità di pensare si mantiene viva pur in presenza del passaggio all’atto dell’istinto di morte. Alla stessa maniera sappiamo come la distruttività continui ad essere presente anche in tempo di pace e possa dare forma a contesti di “guerra fredda”, una guerra che non arriva a minacciare la sopravvivenza biologica degli umani ma sicuramente la loro vitalità psicofisica. Conflitti, aggressioni e violenze puntuali possono esserne la manifestazione rilevabile.

In questi ultimi tempi il fenomeno è diventato talmente evidente da essere diventato oggetto di attenzione diffusa. Anche nelle istituzioni socio sanitarie ed educative l’attenzione è alta. Nel caso delle aziende socio sanitarie si è tradotta persino in indicazioni ministeriali per la costituzione di gruppi di lavoro che affrontino il tema delle aggressioni e violenze da parte  degli  utenti e tra operatori.

Le relatrici tutte impegnate come psicologhe per il Benessere Organizzativo, illustrano nel seminario cosa succede quando sulla scena istituzionale ci troviamo di fronte a fenomeni di questo tipo e approfondisce la questione posta nel titolo ovvero se in questi contesti sia possibile  mantenere vivi spazi di pensiero di gruppo e come.

Seminario del 23 Giugno 2018

Livio Comin, Psicologo Psicoterapeuta e Giacomo Tessari neuropsichiatra infantile, analista di gruppo, già primario CSM Firenze, raccontano la loro esperienza nel corso della loro pratica professionale all’interno dei DSM, nella costruzione di spazi mentali di gruppo per favorire e sviluppare il senso e la pratica quotidiana di lavoro.

L’ESPERIENZA DI COSTRUZIONE E SVILUPPO DI UN LABORATORIO SULLA GRUPPALITA’ NEI SERVIZI DI SALUTE MENTALE

Giacomo Tessari, Giuseppe Livio Comin

La relazione tratta della costruzione del setting e dei modelli di conduzione dei gruppi psicoterapeutici nei servizi di salute mentale, con particolare riferimento al rapporto fra “campo” del gruppo e “campo” del servizio, fra setting e multisetting.

Il tutto sarà articolato in tre parti.

Nella prima viene presentata una analisi della situazione storica dei

servizi in Italia, interrogandosi sui modelli

culturali fondanti dei servizi di salute menate e come questi sono cambiati nel tempo. Nella seconda parte si descrive l’esperienza, durata 5 anni, di un laboratorio sulla gruppalità realizzato nell’area fiorentina e che ha visto la partecipazione di numerosi operatori, di formazioni varie, proveniente da numerosi servizi di salute mentale degli adulti e dell’infanzia-adolescenza.

Nella terza parte si riportano alcuni passaggi di una seduta di un gruppo terapeutico che rimanda non solo alle tematiche del gruppo, ma che risuona anche per i cambiamenti istituzionali in atto fra cui il trasloco della sede del Centro di Salute Mentale.